La Fondazione Costruiamo il futuro ETS, in collaborazione con Camplus, Fondazione RUI e Università Europea di Roma, ha organizzato una master class di tre giorni al 27esimo piano della Torre PWC che ci ha visti protagonisti, insieme ad altri studenti selezionati da tutta Italia, di un confronto diretto con esponenti del mondo economico, scientifico, politico e culturale.
L’obbiettivo? Comprendere come attuare un’innovazione, mantenendo la forza della tradizione. Imparare, quindi, a fare tesoro delle esperienze del passato per costruire un futuro migliore.
“OGNI COSA HA IL SUO TEMPO”: UNA SFIDA DA VINCERE
Lorenzo Ornaghi, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Costruiamo il futuro, ha spiegato che nel titolo “Reggere la sfida del tempo” il verbo reggere non va inteso come sopportare ma come orientare.
Così dicendo ha chiarito che alla base di tutta la scuola di formazione non c’è l’obbiettivo di dominare il tempo ma l’idea che sia responsabilità della società, attraverso il lavoro, governare le trasformazioni e le circostanze della storia, seguendo i fini principali della convivenza sociale indicati dalla politica.
POTERE-EREDITÀ-CONQUISTA
Nel primo pomeriggio dedicato alla masterclass, il filo conduttore è stato il tema del potere: cosa è? Cosa significa ottenerlo per eredità? Come si può conquistare ogni giorno?
A rispondere a queste domande (e molte altre poste dagli studenti) sono stati:
- Gianni Letta, giornalista e “uomo delle istituzioni”,
- Sir Rocco Forte, Presidente di Rocco forte Hotels,
- Luciano Spalletti, allenatore della Nazionale di calcio.
Presentati rispettivamente da Ubaldo Casotto, giornalista e direttore scientifico della Fondazione Costruiamo il futuro, Paolo Bricco, giornalista del Sole 24 Ore e Maurizio Lupi, Presidente della Fondazione Costruiamo il futuro e deputato della Repubblica italiana.
Il primo ad avere la parola è stato Gianni Letta che ha espresso la difficoltà di parlare di “potere” come qualcosa di ben definito. Ha spiegato che “Il potere di per sé non è né buono né cattivo ma diventa demoniaco se si perdono i valori più importanti come quello della libertà. È per questo che solo guardando indietro e creando un enorme bagaglio di valori, i giovani potranno costruire un florido futuro”. Ha poi sottolineato che per lui il fine del potere è “risolvere i problemi” e, esortato da Casotto a spiegare quale dovrebbe essere il rapporto tra stampa e potere, ha commentato che “il potere è sia palcoscenico che retroscena, sarebbe importante mostrare entrambi”.
Sir Rocco Forte ha proseguito sul filo narrativo del potere raccontando la sua storia di eredità, ricostruzione e ripartenza. Ha parlato di quanto sia stato doloroso vendere la compagnia “Trusthouse Forte” che era la più grande catena alberghiera in Gran Bretagna e che aveva permesso al padre, insieme ad altre numerose attività, di mostrare un tale impegno nel lavoro da essere nominato cavaliere nel 1970. Ha poi però spiegato che, grazie alle lezioni imparate dal padre, con molta perseveranza, passione e “un nuovo concetto”, è finalmente riuscito a ricostruire strategicamente il marchio fondando, nel 1996, “Rocco Forte Hotels” che attualmente conta 13 hotel a 5 stelle con uno stile anglo-italiano basato su raffinatezza e calore.
L’ultimo ospite, Luciano Spalletti, inizia raccontando come ha conquistato la sua posizione, passando da lavori semplici (come curare le rifiniture in bottoni delle sedie) al calcio: con l’obbiettivo di illustrare a tutti i giovani presenti un atteggiamento adatto a fare tante piccole conquiste ogni giorno. Presa una lavagna e un pennarello, sceglie un ragazzo tra il pubblico e gli fa scrivere tre parole, “disciplina”, “carattere” e “umiltà”, e due frasi “quello motivato fa vedere chi è” e “chi sa motivare gli altri fa vedere dove vuole andare”.
Così inizia il suo ricco racconto su come riuscire ad essere sempre migliori, pieno di lezioni di vita interessanti, tra le quali:
- comprendere che non è necessario tenere più bassi quelli che abbiamo vicino per emergere ma, al contrario, imparare da chi ne sa di più,
- avere il coraggio di prendere delle decisioni senza aspettare che siano altri a farlo e assumersi le proprie responsabilità,
- riconoscere che vittoria e sconfitta sono quasi la stessa cosa perché entrambe cercano di ingannare,
- ricordare che tutto parte dal fallimento perché per crescere si deve reagire alle difficoltà.
E per concludere, usando la lavagna per disegnare uno schema di gioco, illustra che in una partita è necessario guardare al segnalinee dalla parte opposta che indica dove si trova l’ultimo difensore, così come nella vita è necessario guardare dall’altro lato: cambiare il proprio punto di vista.
IMPRESA-RISORSE-CIVILTÀ
Nella seconda giornata tutto è ruotato attorno al tema dell’impresa. Quanto è importante la tradizione? Qual è la chiave per l’innovazione? Quali risorse abbiamo a disposizione e che ruolo ha l’intelligenza artificiale nel progresso? Che relazione c’è tra giustizia e imprese?
Gli oratori questa volta sono stati:
- Guido Barilla, Presidente del Gruppo Barilla,
- Alberto Dalmasso, Cofondatore e CEO di Satispay,
- Roberto Cingolani, Amministratore delegato e direttore generale di Leonardo,
- Giuseppe Borghi, Responsabile del PhiLab dell’agenzia spaziale europea,
- Andrea D’Onofrio, Western Europe Marketing Lead for Data, Analytics & AI di Micrososft,
- Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano,
- Renato Ravanelli, Amministratore delegato di F2i Sgr,
- Giorgio Palù, Presidente di AIFA (che ha definito la cultura come un “principio individuale che dipende da ciò che abbiamo coltivato”),
- Federico Vecchioni, Amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi,
- Antonio Funiciello, Identity Manager di Eni,
- Stefano Sala, Amministratore delegato di Publitalia ’80 (che ha spiegato che “sul futuro serve cautela”)
- Roberto Sergio, Amministratore delegato della Rai,
- Carlo Nordio, Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana.
Presentati da Marco Valerio Lo Prete, Caporedattore del Tg1, Giovanni Caprara, Giornalista scientifico del Corriere della Sera, Monica Maggioni, Direttrice editoriale per l’offerta informativa della RAI, Lucio Fontana, Direttore del Corriere della Sera e Anna Capitanio, Avvocato penalista.
Ad iniziare il confronto sull’argomento sono stati Barilla e Dalmasso. Il primo ha sottolineato l’importanza di ricordare sempre l’identità della propria impresa e riconoscere quali strumenti si hanno a disposizione. Il secondo ha espresso quanto sia affascinante creare un’azienda perché significa “definire qualcosa che resterà nei secoli”, soffermandosi sull’importanza di “agganciare un’opportunità al contesto” che è ciò che ha fatto Satispay: avendo individuato una generale insoddisfazione per il classico servizio di pagamento con carta di credito, ha saputo offrire un’alternativa più semplice.
Successivamente il dibattito si è spostato sull’intelligenza artificiale, momento in cui Cingolani ha spiegato che “l’etica è nel costo delle operazioni” intendendo che è necessario capire quando conviene davvero, economicamente, creare un sistema complesso di tecnologie e che è quindi fondamentale formarsi per imparare a vivere nel progresso: senza commettere l’errore di pensare che essere nativi digitali possa significare essere autodidatta. All’idea che l’uomo abbia capacità trasversali che possono essere coltivate a costi molto minori rispetto a quelli necessari ad una macchina, si sono collegate le idee di Sciuto e D’Onofrio. La prima ha ironicamente affermato che “pensare è difficile” e che quindi è molto importante formare persone dotate di pensiero proprio prima ancora che studenti calcolatori. Il secondo ha chiarito che la caratteristica che verrà richiesta ad ogni professionista nei prossimi anni è proprio l’adattabilità veloce al progresso e a ricoprire ruoli diversi.
Verso la fine della giornata, mi ha incuriosita particolarmente lo sguardo di una ragazza.
Si chiama Francesca Seminara, ha 23 anni, è una studentessa del V anno di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania e vive al Camplus Catania.
Ha catturato la mia attenzione perché l’ho vista correre estasiata a fare una domanda all’ultimo ospite, nonostante fossero trascorse ore stancanti dall’inizio della masterclass.
Francesca racconta: “Sin dal momento in cui ho letto il programma della Masterclass e ho appurato che un panel avrebbe visto come relatore il Ministro Nordio, mi sono sentita emozionata ed entusiasta di poter ascoltare la sua testimonianza e comprendere i cambiamenti che il Governo vuole apportare al mondo giuridico. La mia domanda si è focalizzata sulla cd. Giustizia riparativa, che è stata oggetto di risalenti dibattiti e, successivamente, di varie normative in ambito europeo e internazionale. Finalmente, la riforma Cartabia ha introdotto nel nostro ordinamento una disciplina organica in tema: il Ministro Nordio ha sottolineato l’importanza della riforma e ha spiegato che la giustizia riparativa troverà applicazione in particolare sui reati di tipo economico. Il Ministro ha poi fatto cenno alle riforme a cui sta lavorando il Governo e che danno enfasi ai principi della ragionevole durata del processo, della presunzione di innocenza e della certezza della pena: la giustizia, per essere davvero tale, deve incorrere dopo un ragionevole intervallo di tempo dall’inizio del processo e deve avere come obiettivi la rieducazione del reo e il suo reinserimento della società. Interessante è stata la finale proiezione al futuro e, dunque, la prospettazione del progressivo ampliamento del cd. “diritto digitale”, che ha come oggetto questioni legate al progresso tecnologico.
È stato un onore poter disquisire del futuro della giustizia, che deve ricordarsi sempre della sua eredità, ma che, allo stesso tempo, deve cogliere i cambiamenti della realtà e darvi una risposta concreta ed efficace!”
FUTURO-MITO-REALISMO
Il futuro. Come si finanzia? Che prospettive ci sono? In che quadro si trova l’Europa? Queste le ultime macro-domande alle quali si è cercato di dare una risposta.
Gli ultimi a parlare, domenica mattina, sono stati:
- Mireno Berrettini, Professore ordinario di Storia delle Relazioni internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore,
- Andrea Montanino, Chief Economist and Director Strategie settoriali e Impatto di Cassa depositi e prestiti (che ci ha parlato di un contesto di “poli-crisi”, cioè del mondo come una serie di crisi riguardanti questioni energetiche, militari, sanitarie che interconnesse generano un risultato finale molto maggiore alla semplice somma delle singole),
- Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli Affari economici e monetari,
- Giorgio De Rita, Segretario generale della Fondazione Censis.
Presentati da Francesco Bechis, Cronista politico del Messaggero e Sandro Bicocchi, Responsabile delle Relazioni Istituzionali e dell’Ufficio Studi PWC Italia.
Montanino ha descritto un contesto di “poli-crisi”, cioè del mondo come una serie di crisi riguardanti questioni energetiche, militari e sanitarie che interconnesse generano un risultato finale molto maggiore alla semplice somma delle singole.
Mireno Berrettini ha affermato che le parole del tempo moderno non sono più “sviluppo, cooperazione e governance” ma “supremazia e militanza”.
“L’orologio dell’Apocalisse segna che siamo a 90 secondi dalla mezzanotte”. Cosa significa? Significa che secondo questo strumento metaforico, creato nel 1947 durante la Guerra Fredda, l’umanità ha davanti a sé solo novanta secondi per evitare una catastrofe dovuta ai danni nucleari o ai cambiamenti climatici.
È molto grave? Sì se si pensa che nel 1953, quando è stata sviluppata la bomba a idrogeno, di minuti alla mezzanotte ne mancavano due.
L’orologio non è mai stato così avanti. “E questo dato lo conferma anche il Global Peace Index del 2023”, spiega il professore. “Gli investimenti in armamenti stanno aumentando e la democrazia nel mondo è in ritiro. Trump nel 2017 ha dichiarato che la NATO è obsoleta e solo due anni dopo Macron ha parlato della morte cerebrale di essa”. Noi, europei e italiani, siamo consapevoli di questa situazione globale? Siamo pronti ad affrontarla? Cosa accadrà?
Ciò che è certo, espone Berrettini, è che “culturalmente non siamo pronti. Il nostro modo di pensare deriva dall’impero: l’Europa è al centro. Abbiamo persino stabilito come scrivere il tempo, dal meridiano di Greenwich, e lo spazio: osservando la mappa di Mercatore è lampante come lo spazio influenzi il nostro modo di pensare; siamo abituati a vedere la Russia e gli Stati Uniti rappresentati molto più grandi perché più distanti dall’equatore. Servono invece nuove categorie e nuovi stimoli per pensare il mondo in modo differente: ad esempio si potrebbero fare mappe attribuendo più peso a chi consuma più energie, oppure a chi è più interconnesso. […] Di sicuro noi, in Europa, non abbiamo più quel peso centrale che avevamo durante l’Impero: la Russia è in guerra, la Cina ora è in crisi e sta crescendo la sfiducia degli europei anche nei confronti degli USA e dell’Unione Europea stessa”.
In una Europa che ha sempre avuto tre grandi pilastri quali l’America per la difesa, la Russia per l’energia e la Cina per il commercio, come trovare un nuovo equilibrio?
Della ricerca di questo nuovo equilibrio ha continuato a parlarci Paolo Gentiloni, citando i grandi passi avanti fatti negli ultimi 5 anni e descrivendo la forza con cui la UE ha resistito alla pandemia in cui il dialogo tra i singoli paesi era decisamente ostacolato. Ha fornito quindi un’immagine dell’Unione Europea con diversi paesi all’uscio che chiedono di entrare e sempre più programmi che si sviluppano all’interno.
Ho chiesto a Francesca che impressione avesse avuto di questo ultimo intervento:
“Il fronte internazionale è frammentato e ricco di controversie, basti pensare alle guerre che stanno dilaniando il mondo e che sono molto più vicine di quanto pensiamo. In questo quadro, oggi più che mai l’Europa deve essere unita, i Paesi che ne fanno parte devono lavorare insieme, e noi dobbiamo essere dei cittadini europei consapevoli. Proprio per tale ragione, l’Unione Europea, come emerso dalle parole del Commissario Gentiloni, deve dotarsi di un’autonomia strategica, politica e di difesa. Accanto a questo primo obiettivo, la Commissione europea ha previsto dei programmi volti a sviluppare una maggiore competitività economica dell’Europa: il Next Generation Eu e l’Horizon. Il Next Generation EU è il piano di ripresa, volto ad accelerare la transizione green, la transizione digitale, a rafforzare le infrastrutture e i servizi pubblici, a migliorare l’accesso allo sviluppo di capacità e studi rilevanti all’economia del futuro, a supportare la ricerca e l’innovazione, ad assicurare servizi sanitari moderni, efficienti e accessibili. (Next Generation EU, s.d.)
Horizon è il Programma quadro dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027, prevede una dotazione finanziaria complessiva di 95,5 miliardi (a prezzi correnti), cifra che include i 5,4 miliardi destinati al Next Generation Eu e finanzia attività di ricerca e innovazione – o attività di sostegno a R&I – e lo fa principalmente attraverso inviti a presentare proposte (call for proposals) aperti e competitivi. (APRE- Agenzia Per la Promozione e la Ricerca Europea, s.d.).
Accanto a queste proposte, ci sono poi i Paesi che vogliono entrare nell’UE, sintomo che far parte di questo spazio comunitario implica sicuramente tante responsabilità, ma anche e soprattutto vantaggi.
Ciò che emerso dalle parole di Gentiloni, infatti, è la prospettiva di un’Europa protagonista, prospettiva che accolgo con favore e che mi auspico diventi realtà: parlo di un’Europa unita, in cui nessun Paese venga lasciato da solo nella risoluzione di problematiche comuni, in cui i finanziamenti possano davvero aiutare a risanare le economie pubbliche, in cui noi giovani possiamo sentirci a casa indipendentemente da dove ci troviamo!”
In ultimo, raccogliendo le parole chiave individuate dagli studenti nei tre giorni di formazione, Giorgio De Rita ha concluso in bellezza l’evento trovando un modo, anche nel finale, di creare un legame tra quanto detto dagli ospiti e il punto di vista degli studenti. A questo ha aggiunto un invito “in un mondo di audience, dove l’opinione vale più di tutto, a prestare attenzione alla politica che è la più alta forma di carità”.
“LA GIOVINEZZA INVITA A GUARDARE AVANTI E CHIEDE RADICI SU CUI COSTRUIRE”
Un’esperienza che ha superato le mie aspettative. C’è stato un reale dialogo tra gli studenti e gli ospiti, che hanno basato i loro interventi sulle domande ricevute al momento. I temi complessi sono stati affrontati con parole semplici per essere comprensibili a chiunque ma riuscendo comunque a suscitare la curiosità e stimolare i presenti a continuare ad approfondire.
Francesca ha riassunto così quanto ha appreso grazie alla scuola di formazione:
“Reggere la sfida del tempo significa sapersi orientare in uno scenario politico-sociale sempre più frammentario e ricco di problematiche. Ogni ospite della Masterclass ha dato un contributo su ciò che ciascuno di loro ritenesse fosse necessario per potersi destreggiare tra gli ostacoli della vita e ciò che maggiormente è emersa è l’importanza dei valori: ciò in cui crediamo costituisce la nostra identità, che non deve mai essere tradita e che deve, anzi, essere arricchita con disciplina e competenze. Dobbiamo tendere al progresso, esso è insito nella natura dell’uomo: lo dobbiamo accettare e assecondare, ma senza mai dimenticare le nostre radici, quelle fondamenta necessarie per ereggere il palazzo del Futuro. Nel fare ciò non dimentichiamo mai l’umiltà, necessaria per poter chiedere aiuto e imparare dall’altro. E non dimentichiamo neanche che l’uomo è un “animale politico”, ha bisogno di vivere insieme ai suoi simili per meglio esprimere sé stesso: guardiamo oltre il nostro giardino, siamo parte di qualcosa di più grande e dobbiamo mettere al servizio della nostra società le nostre capacità.
Questa masterclass mi ha infuso un rinnovato senso di speranza e ambizione: abbiamo la responsabilità di “prendere in mano la nostra vita e farne un capolavoro”, come diceva Papa Giovanni Paolo II, e per fare ciò dobbiamo essere perseveranti. Stiamo svegli!”
Si ringrazia FRANCESCA SEMINARA, studentessa del Camplus Catania, per la sua testimonianza.
Articolo a cura di SABRINA STORTINI, studentessa del Camplus Lambrate di Milano.