Essere fuorisede significa studiare lontano da casa? Certo! Ma non è solo questo. È anche vivere in una nuova città, scoprendone ogni dettaglio e facendo proprio ogni segreto che custodisce. Studiare a Milano, per esempio, significa vivere nella città della moda, del design, dei grandi concerti, dei piccoli chioschi che vendono i fiori lungo la strada e, secondo quanto abbiamo scoperto di recente con Camplus e le guide di GibArt, vivere a Milano significa anche vivere nella capitale del Liberty.
Lunedì 27 maggio, infatti, noi studenti dei Camplus di Milano abbiamo fatto un tour tra i palazzi e le case per scoprire, insieme alla guida turistica Anna Gibellato di GibArt, l’arte che rende Milano la città del Liberty italiano.

PORTA VENEZIA
La nostra visita è iniziata da una delle sei principali porte di Milano, quella da cui è arrivato Renzo Piano nei Promessi Sposi di Manzoni: Porta Venezia.
Porta che dà inizio a Corso Buenos Aires, il quale storicamente collegava il Duomo di Milano e la Villa Reale di Monza e che ora è diventato una delle principali vie dello shopping. Tra i negozi dei grand brand però, con lo sguardo giusto, è impossibile non notare tutte le opere d’arte che si nascondono in zona.
TRA VIA MELZO E VIA PAOLO FRISI
Lo stile Liberty prende il nome da un mercante, Arthur Lasenby Liberty, che nel 1875 creò i magazzini “Liberty&Co”, con grandi forme di decorazioni dall’Asia e dalla Cina, che gli fecero ottenere la fama e la fortuna che oggi sappiamo.
Elementi floreali, linee curve e ferro battuto sono ciò che cartterizza questo stile e ciò che abbiamo subito osservato nelle prime due tappe dell’itinerario: l’Ex Cinema Dumont e Casa Guazzoni.
Ci troviamo all’incrocio tra via Melzo e via Paolo Frisi, in un’area della città fuori dai bastioni, che prima ospitava le stalle dell’ATM, dimesse quando c’è stato il passaggio all’elettrificazione. In questa zona sono ancora presenti le tipiche botteghe (sartoria, farmacia, calzolaio) e tutti gli edifici presentano, alla base, un materiale che permetteva di mantenere fuori dalla casa l’umidità: il ceppo, roccia sedimentaria presa direttamente dal letto del fiume.
EX CINEMA DUMONT
Inaugurato nel 1910, è il primo cinema di Milano (non a caso la sua posizione è così esterna: anche il cinema, come tutte le novità, all’inizio non era ben visto). È diventato poi autosalone, sede dell’Autoambulanza Croce Santa Rita e ora ospita la biblioteca di quartiere.
CASA GUAZZONI
Progettata dall’architetto Giovanni Battista Bossi, ne evidenziamo alcuni dettagli decisamente Liberty, come:
- il richiamo alla natura. Le linee sono sempre curve, i volti femminili hanno foglie al posto dei capelli e persino il cemento è reso floreale e decorativo;
- Grandi elementi decorativi, che aumentano salendo i piani dell’edificio. Ogni pezzo è unico, non veniva utilizzata nel liberty la produzione in serie: oltre ai volti femminili, ci sono anche putti festanti che sembrano creare una danza;
- Pilastri e capitelli in ferro battuto. Sono stati plasmati da Mazzucotelli, un mastro artigiano che ha creato una grande bottega specializzandosi proprio in questo materiale, tipico del liberty.
VIA MALPIGHI
Proseguiamo poi in via Malpighi e ci fermiamo davanti a Casa Galimberti. Da pochissimo restaurata, è forse il vero gioiello del Liberty Milanese.
Ciò che contraddistingue questo edificio è certamente l’uso della ceramica
invetriata, utilizzata per rappresentare soggetti in festa. Il bordo bianco che si nota attorno alle figure è sfruttato per enfatizzare l’effetto 3D, stratagemma che può essere ricollegato allo svilupparsi delle illustrazioni visive di inizio secolo.
C’è un effetto quasi “snellente” dal primo al secondo piano: passando dai balconi di un piano in cemento ai balconi dell’altro in ferro battuto
GIARDINI INDRO MONTANELLI
Continuando nel nostro itinerario, passiamo accanto al museo civico di storia naturale. È stato progettato dall’architetto Giovanni Ceruti, che si è divertito a creare un liberty più eclettico, con materiali e forme che potrebbero essere associati a diverse correnti artistiche, come il rosso del mattone, gli archi romani e le guglie di integrazione gotica.

VIA PALESTRO
Arriviamo poi al maestoso Arco Buonarroti, progettato da Piero Portaluppi. È considerato il punto di partenza di quello che i milanesi chiamano “Quadrilatero del Silenzio”, in contrapposizione con il Quadrilatero della moda.

VIA CAPPUCCINI
Altra affascinante tappa è Palazzo Berri-Meregalli. È stato progettato dall’architetto Giulio Ulisse Arata che ha creato una perfetta sintesi di varie tecniche e materiali, un’unione di tante arti. In particolare, si apprezzano:
- I mosaici interni, sul soffitto, raffiguranti dei pavoni. Le aste dei pavoni sono considerate incorruttibili e sono un riferimento alla resurrezione di Gesù
- La Vittoria Alata in fondo al corridoio di ingresso. È stata Progettata da Adolfo Wildt, studente di Lucio Fontana e nonostante sia stata disegnata come una maschera, per richiamare la tradizione del teatro greco, rappresenta in realtà il volo verso il nuovo secolo.
SEDE DI CONFCOMMERCIO
Concludendo il nostro tour, passiamo davanti a Villa Invernizzi, diventata celebre per i fenicotteri che ospita nel suo giardino, che parrebbero essere stato un regalo di Romeo Invernizzi alla moglie e che si sono riprodotti negli anni facendo di molto aumentare la colonia.
Ma l’edificio a cui puntiamo veramente, per la fine della nostra visita guidata, è Palazzo Castiglioni, sede di confcommercio. È stato progettato da Giuseppe Sommaruga nei primi anni del ‘900 e l’ingresso del palazzo è stato curato dall’artista Ernesto Bazzaro. La facciata è caratterizzata dal pronunciato bugnato grezzo e dall’esuberanza della decorazione plastica e in ferro battuto. Per le decorazioni sono stati utilizzati ferro, vetro, pietre e marmi.
SCOPRIRE LA CITTÀ
Milano ha un volto in continua trasformazione, con i grattacieli più alti d’Italia e le più antiche opere d’arte. Sarebbe un peccato perdersi questo sorprendente contrasto solo perché presi dalla frenesia della vita da studenti fuori sede. È meglio vivere tutta l’avventura!



Articolo a cura di Sabrina Stortini, Camplus Lambrate – Milano