Nella Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza, celebriamo l'audacia e l'innovazione femminile nel mondo STEM.
Maria Teresa Ursi, brillante studentessa di Mechatronic Engineering al Politecnico di Torino e residente a Camplus Bernini, ci ricorda l'importanza di essere protagoniste della nostra storia sottolineando come il nostro talento possa plasmare sogni in realtà e superare qualsiasi ostacolo.
L’11 febbraio è stata indetta la Giornata internazionale delle donne nel campo della scienza: un’occasione per celebrare e riconoscere il ruolo delle donne nell’ambito delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), acronimo col quale si fa riferimento alle materie scientifico tecnologiche e ai relativi corsi di studio. Allo stesso tempo, si tratta di un momento per promuovere il pieno ed equo accesso per donne e ragazze al mondo della scienza; un mondo dove – secondo statistiche e studi come il celeberrimo “Matilda Effect” – vi è ancora un gender gap da colmare, nonostante sia ormai stata raggiunta la parità di genere in tutti i gradi dell’educazione.
LA TESTIMONIANZA DI MARIA TERESA
In Camplus sono tante le studentesse iscritte a facoltà STEM. Si tratta di un dato in controtendenza rispetto alle stime degli ultimi anni. Forse, è un segno della nuova sensibilità del mondo femminile verso un ambito di studi affascinante, che è stato a lungo ritenuto un settore di impronta “maschile”. Di converso, è una scelta che all’esterno può apparire “coraggiosa”, ma dietro la quale spesso vi sono motivazioni e passioni che non guardano ai freddi dati statistici. Tra le storie delle nostre ragazze, quella di Maria Teresa Ursi, studentessa del Camplus Bernini di Torino, è il racconto emblematico delle difficoltà e delle soddisfazioni accademiche che le donne incontrano intraprendendo questo tipo di percorso. Le sue parole trasmettono alla perfezione la portata del valore femminile nell’innovazione scientifica.
Maria Teresa è iscritta al corso Mechatronic Engineering al Politecnico di Torino. La sua scelta deriva da una passione profonda, già presente in lei sin dagli anni dell’adolescenza: “Sin dalle medie ho cominciato a coltivare la passione per la robotica: ciò che è iniziato come un interesse fantascientifico è poi divenuto un sogno concreto di farne un lavoro. Della robotica mi ha sempre affascinato il vasto panorama di informazioni trasversali dell’ingegneria”. Riguardo le sue prospettive future, Maria Teresa non ha ancora le idee chiare, ma fa di quest’indecisione uno stimolo: “ad oggi non so ancora quale sarà il settore nel quale mi specializzerò, ma sono pronta e carica ad esplorare tutte le sfaccettature che la robotica ha da offrirmi, mantenendo viva la mia passione e la mia curiosità”.
Ma quali sono le difficoltà che incontra una ragazza nell’intraprendere un percorso di studi STEM?
Per tutte le ragazze che entrano in contatto con un ambiente prevalentemente maschile, il primo approccio non è mai facile: “L’ingresso all’università è stato difficile, ma grazie al supporto dei miei compagni di corso sono riuscita ad affrontare ogni paura. Soprattutto, ho superato quella sensazione di essere una goccia nell’oceano, persa”. Dal sentirsi smarrita nel luogo a cui appartieni fino al ritagliarsi una propria dimensione grazie al sostegno costante dei colleghi e specialmente delle colleghe, in un mondo dove la solidarietà femminile è all’ordine del giorno: “Ho partecipato al progetto “We Are Here” del Politecnico di Torino, con il quale si cerca di promuovere le pari opportunità e l’inclusione di tutte e tutti all’interno del mondo STEM. Sin dal primo giorno in cui ho preso parte agli eventi ho subito notato un senso di solidarietà femminile e una perfetta complicità tra donne; in particolare, ho percepito la voglia delle studentesse senior di raccontarsi a noi matricole per farci sentire a nostro agio – come se fossimo nel posto “giusto” – e soprattutto, per farci comprendere come lo smarrimento iniziale fosse tanto normale quanto condiviso”.
A detta di Maria Teresa, anche il Camplus ha rappresentato un ambiente fertile nel quale poter sviluppare il proprio talento, oltre che una sorta di “porto sicuro”: “Il Camplus ha giocato un ruolo fondamentale sia nel mio percorso di crescita personale che professionale. Mi ha aiutato soprattutto ad accrescere la mia autostima. Grazie al Camplus ho vissuto esperienze fantastiche, quali visite in aziende come Dallara, o in scuole ed università estere come l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna. Inoltre, ho avuto la possibilità di avvalermi delle svariate attività di tutoring a supporto dello studio personale. In particolare, di recente ho avuto l’occasione di partecipare a due eventi straordinari e significativi a livello collegiale: la convention “Il Futuro del Talento” – un confronto diretto tra studenti e politici svoltosi in Parlamento – ed il contest “Samsung Innovation Camp”, in cui ho avuto l’opportunità di collaborare con gli studenti di vari collegi d’Italia in un progetto innovativo, e del quale sono risultata vincitrice di un premio individuale”.
L’autostima derivante dal raggiungimento di grandi traguardi e dalle esperienze formative della vita collegiale è stata un grande stimolo per Maria Teresa, che oggi guarda alla strada percorsa alle spalle con soddisfazione e consapevolezza.